Idrogeno sì, ma verde
Nel trasporto pesante si pensa a veicoli a celle combustibili che prendono l’energia dall’idrogeno. La tecnologia è ormai acquisita e i prototipi siano già in fase di test ma ci sono ancora incertezze sui tempi per una reale applicazione.
Elettrificazione e idrogeno vanno di pari passo. Sì perché la strada decisa dall’industria automotive per arrivare alla decarbonizzazione e alla neutralità delle emissioni di CO2 nei trasporto è quella delle propulsioni elettriche che però, come sappiamo, hanno il limite della capacità delle batterie. Allora ecco che interviene l’idrogeno, o meglio le fuell cell che, appunto attraverso questo combustibile sono in grado di produrre energia elettrica “a bordo”. Infatti, fondamentalmente un veicolo a idrogeno è un veicolo elettrico, cambia soltanto la modalità di accumulo dell’energia, che in un veicolo elettrico “classico” avviene tramite le batterie. Nell’altro caso, l’idrogeno, contenuto in serbatoi simili a quelli destinati al CNG (a 700 bar, anziché 250), passa attraverso le celle a combustibile dove, grazie a una reazione con l’ossigeno, viene trasformato in energia elettrica che viene, a sua volta, immagazzinata in batterie “tampone”, praticamente degli accumulatori, per poi andare ad alimentare il motore elettrico.
Sebbene l’idrogeno, a oggi, non abbia ancora un ruolo definito all’interno del mix energetico, è considerato tra i vettori più promettenti per il futuro dell’energia decarbonizzata, specialmente nel settore dei trasporti e in quelli industriale e residenziale. Nel comparto dei trasporti, l’idrogeno rappresenta la più promettente opzione di decarbonizzazione, soprattutto in riferimento a quello su gomma, responsabile del 95% di tutte le emissioni di gas a effetto serra nel trasporto in Italia
Nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) l’idrogeno è stato incluso tra gli obiettivi definiti al 2030 come contributore al raggiungimento del target di rinnovabili nei trasporti (21,6%), con un contributo dell’1%.
Il punto fondamentale per una reale transizione energetica, però sta nell’utilizzo di un idrogeno davvero “green”. Infatti questo elemento non si trova in natura ma all’interno di altre sostanze. Oggi, quasi il 100% di quello disponibile è prodotto attraverso un processo di reforming, che sfrutta i combustili fossili, il metano o il carbone, il cosiddetto idrogeno “grigio”. Affinché un veicolo a idrogeno possa dirsi davvero a zero emissioni, invece, deve poter funzionare con l’idrogeno ricavato da fonti rinnovabili, come l’energia elettrica di provenienza eolica o solare, o dal biometano, l’idrogeno “verde”. Esiste poi anche l’Idrogeno blu, che viene prodotto secondo il procedimento dell’idrogeno grigio a cui viene associata la tecnologia del Carbon Capture and Storage che consente di immagazzinare l’anidride carbonica derivata dal processo produttivo dell’idrogeno, trasportarla e iniettarla in adeguati siti di confinamento geologico.
Quindi, l’unico idrogeno sostenibile al 100% è quello ricavato per via elettrolitica dall’acqua con energia elettrica da fonti rinnovabili.
Qualora l’idrogeno, dunque, dovesse inserirsi negli scenari futuri della transizione energetica si dovrà ipotizzare una produzione esclusivamente verde di questo gas. Tuttavia, l’idrogeno blu svolgerà ruolo importante nella fase di transizione.